giovedì 7 luglio 2016

EL TRINCHE! Non è stato Maradona perché semplicemente non ha voluto esserlo.


La leggenda de "el Trinche" inizia in un pomeriggio di aprile del lontano 1974.
La Nazionale Argentina prossima alla partenza per la Germania dove si disputerà il Mondiale 
(la decima edizione della Coppa del Mondo che fino all'edizione
precedente si chiamava Coppa "Jules Rimet").

La Selecciòn Albiceleste passa per Rosario e pensa bene di affrontare una squadra locale,
più che una partita era una seduta di rifinitura in vista appunto del Mondiale.

Il risultato era scontato. . . in realtà si divertì soltanto un giocatore allora sconosciuto 
alle piazze grandi e piccole: CARLOVICH!
 In quella rappresentativa locale, el Trinche era l'unico giocatore della terza squadra di Rosario, la più povera: Il CENTRAL.

Schierato davanti alla divesa nel ruolo di "volante" si esibisce contro i campioni della Nazionale Argentina con un innumerevole bagaglio di finte, tunnel, dribling, lanci lunghi e millimetrici e contrasti vincenti tutti duri ma puliti! Insuperabile in difesa e inarrestabile quando decide di avanzare palla al piede puntando i divensori avversari!

I super campioni Argentini si "rincoglioniscono" in tutti i sensi nel cercare di superare e fermare Carlovich, ma ogni tentativo fu inutile, vano!

A fine primo tempo il CT della Nazionale "el Polaco", Vladislao Cap, pregò in ogni lingua per convincere l'allenatore avversario a non far scendere in campo el Trinche!

Per quasi tutto il secondo tempo Carlovich rimane seduto in panchina, l'Argentina riuscì a segnare ma uscì nettamente sconfitta con un secco 1 a 3!

Non è stato Maradona perché semplicemente non ha voluto esserlo, pur diventando in un certo qual modo grande quanto “El Diez”, o forse persino di più.

El Trinche, Thomas Felipe Carlovich, nasce il 20 aprile del 1949 a Rosario culla di grandi personaggi del mondo del calcio come Messi, Di Maria, Bielsa, Menotti e il "tata" Martino.

Nelle strade impolverate e sporche del "Barrio" si innamora subito del pallone, suo grande amico, carattere umile ma orgoglioso, il piccolo Felipe non abbassa mai la testa.
Nel calcio che conta arriva molto tardi: Rosario Central, Flandria, Indipendiente Rivaldavia e poi l'approdo al Club che egli definisce:

"La miglior cosa mai successa nella vita!"

Il modestissimo Central Cordoba che milita in quegli anni nella seconda serie.
Il suo modo di giocare è puro spettacolo, tutto per il pubblico e mai per il risultato.

Nel 1974 tutta l'Argentina parla di lui per come ha umiliato e deriso la Selecciòn, grazie a quella partita finisce su tutti i giornali che ci regalano le poche foto che abbiamo di lui.
<<Carlovich fu uno di quei ragazzi di quartiere che, da quando sono nati, hanno come unico giocattolo la palla. Tra lui e la palla c’era un rapporto molto forte. La tecnica che aveva lo rendeva un giocatore completamente differente. Era impressionante vederlo accarezzare la palla, giocare, dribblare. Certamente durante la sua carriera non trovò riserve fisiche che si abbinassero a tutte le qualità tecniche che aveva. Inoltre, sfortunatamente, nemmeno ebbe qualcuno che lo guidasse o comprendesse . E’ un peccato, perché Carlovich era destinato ad essere uno dei giocatori più importanti del calcio argentino. Mi ricordo che lo vidi giocare un una selezione di Rosario contro la squadra argentina e fu il miglior uomo in campo. E dire che, tra i molti rivali, c’erano mostri come Miguel Brindisi. Vederlo era una delizia. Dopo non so cosa gli successe. Forse il calcio professionale lo annoiava. A lui piaceva divertirsi e non si sentiva a suo agio con nessun compromesso.>> 
(César Luis Menotti, ct campione del Mondo con l’Argentina 1978).

Ancora Rosario Central e poi Colòn dove viene tormentato da numerosissimi infortuni e un dolore all'anca dove non gli da tregua.

<<Non capisco perché non arrivò a giocare in nessun club importante. Aveva delle qualità tecniche straordinarie. Era abbastanza lento ma molto abile. E ‘guapo’. Ancora non ho visto un altro “cinque” come lui. In quella partita dell’Argentina contro la selezione di Rosario, in cui io giocai per la Nazionale, Carlovich ci sbaragliò. Non potevamo fermare né lui né i suoi compagni. Perdemmo 3 a 1 solo perché tirarono fuori il Trinche al quindicesimo del secondo tempo. Altrimenti…>>  
(Aldo Poy, nazionale argentino nel 1974)

Persino Diego Armando Maradona, accolto nel 1992 a Rosario come una star da un giornalista che gli disse "Benvenuto al più grande di sempre",  rispose che il migliore aveva già giocato a Rosario ed era “El Trinche”.


Oggi el Trinche è un uomo di mezza età, colui che non volle essere Maradona, fa le stesse cose di sempre: Pesca, gioca a carte, si intrattiene con gli amici e allena con ottimi risultati una piccolissima squadra locale.

"La verità è che non avevo nessun altra ambizione se non giocare a calcio. E farlo non lontano dal mio quartiere, dalla mia vecchia casa dove vado ogni sera, per stare con Vasco Ortola uno dei miei migliori amici"

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